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Siena, caso presunto guru: ex compagna condannata a due anni

Claudio Coli
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Si è concluso il primo filone giudiziario legato al caso dei discussi corsi energetici di Montepulciano, i quali organizzati dall'associazione “Nautilus Xenolid”, sono finiti nel 2020 nel mirino delle forze dell'ordine per presunti casi di violenza sessuale, maltrattamenti ed esercizio abusivo di professione medica che si celavano dietro le attività svolte. Il giudice Chiara Minerva ha condannato a 2 anni l'ex compagna e collaboratrice del presunto “guru” dell'associazione, la cui posizione era stata stralciata in udienza preliminare. La donna è stata giudicata col rito abbreviato, venendo riconosciuta dal tribunale senese colpevole dei reati di maltrattamento ed esercizio abusivo della professione medica, mentre è stata assolta dall'accusa più grave di violenza sessuale.

 

 

 

Come noto, secondo le ricostruzioni dell'indagine svolta dalla Polizia di Stato, l'associazione teneva dei corsi, utilizzando sedicenti teorie energetiche, rivolti a persone fragili o instabili, imprimendo un forte condizionamento su chi partecipava. La lente di ingrandimento degli investigatori è stata posta in particolare su alcuni episodi che avrebbero visto i partecipanti a tali corsi subire o fare atti sessuali, come presunta “liberazione” da blocchi mentali e pregiudizi. Oltre alla pena di 2 anni, il giudice ha condannato la donna al pagamento di una provvisionale da 10mila euro a ciascuno delle sette parti civili costituitesi in giudizio, pagamento subordinato alla sospensione della pena, con la definizione del quantum del danno rimandato in sede civile.

 

 

 

Prima della decisione del giudice, la donna imputata ha preso la parola in aula per spiegare la sua vicenda e posizione, sottolineando come si sia avvicinata in un primo momento all'associazione in cerca di uno sbocco lavorativo, interessata ai corsi e alla loro filosofia, ma di come, col tempo, sia diventata succube dell'ex compagno. Tanto che è stato ascoltato in udienza uno psicologo che ha evidenziato i “segni” e i traumi psicologici riportati dalla donna a seguito della fine della loro relazione. Nella sua requisitoria il pm Silvia Benetti aveva chiesto una condanna di 4 anni e 10 mesi, rivendicando il ruolo attivo della signora nella gestione dei corsi e nel convincere le persone a parteciparvi. “C'era un condizionamento forte sugli adepti” ha detto il pubblico ministero, secondo il quale l'imputata avrebbe convinto una donna a subire degli atti che prefiguravano una presunta violenza sessuale (tesi non accolta dal giudice). “La mia cliente – ha affermato di contro Alessia Crapis, legale dell'imputata, durante l'arringa – non aveva le redini dell'associazione, ma un ruolo marginale, da impiegata. Era succube e quando si è resa conto del contesto malsano è rientrata dalla famiglia in Veneto”. Il caso tornerà nelle aule di tribunale prima di Natale, con l'inizio dell'istruttoria dibattimentale, nell'ambito del procedimento che vede protagonista A.P, il presunto “guru”, sotto accusa per violenza sessuale, esercizio abusivo della professione medica e di psicoterapeuta, con la contestazione aggiuntiva, avanzata nel corso dell'udienza preliminare, di maltrattamenti in famiglia.