
Siena, omicidio Burrini: arrestati due ucraini, sono zio e nipote. Denunciato complice

È stato brillantemente risolto il caso del delitto dell'81enne senese Annamaria Burrini, trovata morta nella sua casa in una palazzina in largo Sassetta, fuori porta Ovile, la sera del 27 settembre. Gli assassini, conosciuti dalla vittima che li ha fatti entrare in casa, l'hanno uccisa e rapinata, provando prima invano ad addormentarla con un sonnifero in un succo Ace di cui andava ghiotta, per poi strangolarla con il laccio di una scarpa, trascinando infine il cadavere sul letto dentro la camera da letto, rimasta chiusa: un feroce delitto che ha fruttato un bottino di 1500 euro e alcuni gioielli, alcuni dei quali già venduti a un compro oro.
Svolta nelle indagini per l'omicidio Burrini: fermati un uomo e una donna
Due persone di nazionalità ucraina, residenti in provincia di Siena, un uomo di 39 e una donna 25 anni, zio e nipote, già sospettate fin dalle prime ore seguenti al fatto di sangue, sono state arrestate – con l'accusa di rapina aggravata e omicidio doloso - e poste in carcere nella notte tra il 29 e il 30, intorno alle 4, dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato, che guidata dal dirigente Riccardo Signorelli e dal vice Piero Di Lorenzo ha lavorato senza sosta per 60 ore consecutive, coordinata dal pm Sara Faina e dal Procuratore facente funzioni Nicola Marini. I quali avevano fin da tracciato le coordinate di quanto accaduto e hanno impresso una accelerata alla risoluzione del caso grazie alle decisive intercettazioni telefoniche e anche alla piena confessione della 25enne, unitamente al fatto che il 39enne che ha commesso materialmente l'omicidio è stato trovato con addosso la refurtiva della rapina finita nel sangue. Un grande lavoro raccontato dagli stessi protagonisti ieri in una conferenza stampa alla caserma Piave in via delle Sperandie. L'indagine va comunque avanti, perché risulta denunciato con le stesse contestazioni, in concorso, un 23enne senese che, per gli investigatori, avrebbe avuto contatti con i due rapinatori fornendo loro informazioni circa la presenza in casa di soldi e preziosi, e ci sono altre due persone indagate, sempre in concorso per gli stessi reati, una italiana e una ucraina, che farebbero parte della “filiera” dei complici, in qualità di informatori e probabili ricettatori.
Donna uccisa in casa: fermata persona indiziata. L'anziana strangolata con una corda
Il delitto si è consumato intorno all'ora di pranzo di lunedì 26, a compimento di un piano studiato dal 39enne ucraino, di professione operaio, che conosceva bene la vittima, avendo soggiornato per alcuni mesi, circa un anno fa, nell'abitazione in Largo Sassetta. Fra i due c'era un rapporto di fiducia, l'uomo aveva procurato altri inquilini nel tempo alla donna la quale, non sposata e senza figli, era solita affittare alcune stanze della sua casa. Una volta che l'uomo ha saputo dal 23enne senese di come l'anziana custodisse in casa contanti e gioielli, è scattato nella sua mente il piano criminale per depredarla, proposto e accettato dalla nipote, di lavoro donna delle pulizie. Grazie alla conoscenza personale, lo zio si è avvicinato all'anziana portando con sé la nipote, con la scusa di voler valutare l'acquisto di fondo, di proprietà dell'81enne. I tre infatti sono stati visti insieme per strada nei giorni precedenti al delitto, e si sono sentiti al telefono, più volte. L'aver vissuto in passato in casa della signora Burrini, di cui conosceva abitudini e interessi, ha fornito l'assist all'uomo per approfittarsi di lei: nella tarda mattina del 26 i due si sono presentati a casa sua, e dopo che la donna li ha fatti entrare, le è stato offerto, appositamente portato per l'occasione, un succo Ace, di cui la Burrini andava pazza, con dentro del sonnifero, fatto venire apposta dall'Ucraina, rinvenuto poi in dei flaconi trovati in casa. L'81enne però dopo averlo bevuto non è rimasta narcotizzata, e così il 39enne ha deciso di strangolarla con un laccio di scarpa che teneva nella tasca (arma del delitto non ancora trovata) così da mettere fuori gioco la vittima. Si valuta adesso se l'assassinio era un piano B in caso di fallimento dell'originale o è stata un'iniziativa estemporanea. Un confine che farà la differenza al momento della promozione in giudizio delle accuse.
La donna è morta in pochi attimi, senza opporre resistenza e il suo corpo è stato trascinato e posizionato supino sul letto della sua camera. I malviventi hanno poi trafugato dalla stanza, messa a soqquadro, i soldi – circa 1500 euro, per ora non recuperati dagli inquirenti - e i gioielli, chiudendo a chiave il vano. Il corpo della donna è stato rinvenuto solo il giorno dopo, intorno all'ora di cena: una persona in questo periodo affittuaria di una stanza della casa (ma assente al momento dei fatti) non vedendola e non sentendola da un giorno e mezzo, notando poi la porta della camera sempre chiusa, ha chiamato la nipote dell'anziana che ha avvertito le forze dell'ordine. Ad irrompere nell'appartamento sono stati i vigili del fuoco, i quali hanno scoperto il cadavere che presentava chiari segni sotto il mento che facevano presagire la morte violenta. Sono partite indagini a tappeto, da parte di Questura e Procura, e sul posto è giunta da Firenze anche la Polizia Scientifica per i rilievi delle impronte. Poi intercettazioni telefoniche e telematiche, interrogatori di decine di soggetti tra inquilini del palazzo, conoscenti e affittuari dei fondi della signora. Tutte attività capillari, specialmente le intercettazioni, che hanno portato ad identificare entro 24 ore dal delitto i due sospettati della rapina e un complice 23enne, denunciato a piede libero, che non si erano ancora allontanati dal territorio. Tutti e tre gravati da precedenti reati contro il patrimonio: il 39enne in particolare era stato condannato per omicidio in Ucraina. La svolta nelle indagini è giunta grazie alla confessione della 25enne, che fermata per prima a Siena, una volta messa alle strette ha fornito agli inquirenti tutti gli elementi per chiudere il cerchio, spiegando che il piano era stato ordito dallo zio e che l'arma del delitto era il laccio della scarpa. Il successivo controllo su strada del 39enne, localizzato dalle forze dell'ordine alle porte di Siena, ha messo l'accento sull'indagine: l'uomo è stato trovato in possesso dei gioielli – altri erano stati già venduti a un compro oro della provincia il 28 settembre - in particolare un anello d'oro bianco e dei bracciali, riconosciuti da alcuni testimoni come di proprietà della Burrini.
A differenza della nipote, l'uomo non ha confessato, dando risposte confuse e irrealistiche agli investigatori. Dalle indagini è emerso anche che l'uomo è tornato sul luogo del delitto i giorni successivi, presso l'abitazione di largo Sassetta. L'incrocio di tutti gli indizi non ha lasciato più dubbio alcuno: dagli accertamenti è emerso infine come la signora si fosse sfogata con i parenti raccontando loro di aver subito un furto da parte di una precedente inquilina, poi mandata via. Non si sentiva più al sicuro ma non poteva certo immaginare di finire in una trappola mortale.
Donna uccisa nella sua casa: strangolata con una corda