
Vino, tempesta perfetta: Covid, guerra, aumento materie prime. Prezzi alle stelle e cantine a rischio

Dopo la pandemia ora la guerra, la minaccia per il mondo del vino si sposta. L’aumento del prezzo delle materie prime, la scarsa capacità di approvvigionamento delle stesse unite alla crisi energetica che ha portato il costo dell’elettricità e del gasolio ai limiti dell’impraticabilità, stanno mettendo in serio pericolo le aziende del territorio di Siena. Non solo, lo stallo dell’export e il blocco dei pagamenti sui prodotti già spediti, sta generando la tempesta perfetta sul mercato di queste eccellenze. In attesa di capire come si muoverà la politica, si prevede una primavera di rincari. “Il caro prezzi c’è e si fa sentire ma la congiuntura impatta senz’altro sui prodotti di fascia medio-bassa” sottolinea Michele Fontana, direttore del Consorzio del Vino Brunello, cercando di spiegare i rincari di questi giorni: “A Montalcino stiamo assistendo a un aumento dei listini che solo in parte è dovuto al caro prezzi. E’ piuttosto una strategia di posizionamento determinata dalla qualità, dall’aumento della domanda e dalla crescita del brand Brunello nel mondo”. E come stanno i produttori? “Si sono fatti carico di una parte dell’incremento dei costi provocato dai rincari”.
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“Il vino toscano” aggiunge il direttore facendo riferimento ai players internazionali, “è cresciuto molto sul mercato russo negli ultimi anni, nonostante la sua incidenza non sia altissima. Ci può essere qualche effetto indiretto, ad esempio sul mercato londinese o su quello tedesco. Resta chiaro che questa crisi determinerà un sacrificio anche in termini economici, ma l’aspetto più importante, in questo momento, è quello delle vite umane e della difesa del mondo libero. Perciò la contrazione dell’export verso la Russia e dei consumi di Brunello da parte dei russi facoltosi in questo momento passa in secondo piano. Ognuno deve fare dei sacrifici”. Ad avere le idee chiare anche Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti: “E’ una situazione difficile e complessa. L’aumento in bolletta per le aziende è di almeno il 50%, il costo del gas ad esempio che stava sui 60 centesimi ora è arrivato a 2 euro e 80, lievitando di quasi cinque volte tanto. Per quanto ancora potremo andare avanti così?” si chiede Busi. “Si pensi agli imbottigliatori, per loro il costo energetico grava ancora di più data la messa in funzione di molteplici macchine”.
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A soffrire infatti sono anche molte imprese che ruotano attorno al vino e che si dedicano alla creazione di tappi, etichette, capsule e cartoni. “Per la parte agricola invece” spiega Busi, “oltre al gasolio per trattori il grande problema è il carico delle materie prime e di tanti prodotti per la gestione del proprio vigneto”. L'effetto è evidente: “In questo periodo le aziende si dedicano alle concimazioni ma il concime che arriva in gran parte dalla Russia è divenuto di difficile reperimento e di conseguenza il prezzo è triplicato. Diverse aziende agricole hanno così deciso di non effettuare questo trattamento, ne conseguiranno quindi minori rese e prezzi più alti rispetto al trend”. Come se non bastasse “la Russia è sempre stato un mercato importante per il Chianti, dove viene spedito oltre il 10% della produzione. Bloccati poi tutti i pagamenti, le aziende che fino a ieri hanno infatti esportato i propri vini sono ancora in attesa dei pagamenti. Il rublo inoltre sta calando spaventosamente e le persone si ritrovano a pagare la stessa fattura con un costo superiore del 40%. Quindi” conclude, “è probabile che per i clienti russi sarà difficile eseguire il pagamento nel breve periodo”.
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