
Siena, Toti: "Il vaccino obbligatorio è la soluzione contro il Covid"

“Contro il Covid 19, a mio avviso, la soluzione più logica sarebbe l’obbligo vaccinale generalizzato. Per lo meno alle categorie più fragili”.
Mario Toti, senese purosangue, già primario del reparto di malattie infettive di Grosseto e presidente nazionale della Simit (la Società italiana malattie infettive e tropicali), commenta la situazione attuale relativa alla pandemia. I numeri dei contagi sono in diminuzione ma l’attenzione deve rimanere alta. Intanto l’attività scolastica procede e tante categorie economiche continuano a soffrire.
La situazione pandemica sta lievemente migliorando rispetto al picco di contagi vissuto tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio. Qual è la sua idea al riguardo?
"Credo che con una vaccinazione obbligatoria estesa a tutti, o almeno alle categorie più fragili e quindi a maggiore rischio, si risolverebbero alcune criticità e si andrebbe in una direzione migliore, fino a parlare di una malattia normale. Ormai si è visto che i vaccini sono l’unica arma che permette di tutelarsi e di difendersi. Poi si vedrà quel che si dovrà fare in futuro, magari con un richiamo all’anno".
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"Vedremo sul campo quello che sarà il loro risultato, ora è presto per poter dare giudizi. Le terapie sono sempre molto importanti, si pensi a quel che si è ottenuto ad esempio con l’Aids, dove oggi la situazione è molto migliorata rispetto ad alcuni decenni fa. Rimane il fatto che la popolazione si deve vaccinare, e a quel punto le restrizioni si possono attenuare".
Si parla tanto di un alleggerimento delle restrizioni, lei cosa ne pensa?
"Sono favorevole. In alcuni casi, tra l’altro, assistiamo a regole che sono di difficile comprensione e che francamente possono portare a risultati discutibili. Si pensi ad esempio agli stadi di calcio, dove si è decisa una percentuale massima di presenza e di affluenza degli spettatori all’interno. Peccato che poi sugli spalti i tifosi presenti se ne stiano tutti appiccicati tra loro".
Si dice da tempo che nella provincia di Siena ci siano percentuali molto alte di vaccinati, eppure migliaia di over 50 non si sono sottoposti alla somministrazione. Cosa ha pensato quando ha letto questo dato?
"Ho pensato che, relativamente alla vaccinazione, c’è stata troppa confusione sul tema e che forse anche la categoria medica alla quale appartengo ha contribuito a generare dei dubbi. Evidentemente non siamo riusciti a dare la giusta e corretta informazione".
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Cosa si sente di dire a quelle persone che dopo oltre un anno dall’inizio della campagna vaccinale ancora non si sono sottoposte alla somministrazione?
"Li invito a farsi un esame di coscienza. Il vaccino è sufficientemente sicuro, ormai viene utilizzato da un anno, ma in generale nessuna medicina può esserlo al 100%. Ricordo a queste persone che anche in passato malattie come la poliomielite e il vaiolo sono state sconfitte dai vaccini. In situazioni come quella che stiamo vivendo da due anni, conta la collettività e i vantaggi della vaccinazione sono sproporzionatamente maggiori rispetto alle possibili controindicazioni".
Chiudiamo dando uno sguardo alla scuola. Era giusto riprendere l’attività in presenza?
“La socialità è fondamentale. Basti pensare che l’ultimo picco di casi lo abbiamo avuto tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio, un periodo nel quale le scuole erano chiuse perché c’erano le vacanze natalizie. E’ stato giusto ripartire con l’attività in presenza, stiamo parlando di ragazzi che a quell’età formano i loro caratteri e costruiscono le loro amicizie. I bambini sono come spugne e apprendono tantissime cose. Non devono stare a casa, è giusto che stiano in classe con i loro compagni e con gli insegnanti”.
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