
Siena, Andrea Fagiolini: "Problemi mentali nel 20% dei pazienti guariti dal Coronavirus"

All’ospedale Le Scotte di Siena i dati continuano a migliorare. Fuori dal policlinico l’estate, pur sonnacchiosa, s’intravede all’orizzonte. Anche per la mente delle persone il peggio potrebbe essere passato dopo un periodo di estrema difficoltà, come spiega Andrea Fagiolini, direttore dipartimento Salute mentale e organi di senso e direttore Psichiatria dell’Aou Senese. “Iniziamo a percepire un senso di liberazione ma con la consapevolezza del rischio, sebbene attenuato – osserva il professore - Abbiamo diligentemente cercato di rispettare tutte le regole, se non l’avessimo fatto le cose sarebbero andate sicuramente peggio. Adesso possiamo beneficiare dei miglioramenti e con le opportune cautele ci avventuriamo pian piano a riprendere la vita di prima”.
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Cosa c’è da attendersi in estate?
“Le aspettative sono buone grazie soprattutto alla vaccinazione. Siamo in una situazione molto diversa rispetto a un anno fa, quando conoscevamo il rischio di nuovi peggioramenti, ben superiore di quello atteso per il prossimo autunno, se le vaccinazioni continueranno a procedere bene. Alla fine dell’estate la maggioranza della popolazione potrebbe essere vaccinata”.
A cosa conduce questo?
“Al sollievo di affrontare una vita più simile a quella che avevamo, sempre con le cautele di dover continuare a usare più precauzioni possibili, ma decisamente migliore di quella dell’anno passato. A una liberazione condizionata: di certo abbiamo una riduzione dell’ansia, più distrazioni e un senso di sollievo che sicuramente è benefico”.
Qual è la situazione attuale?
“Come psichiatri andiamo praticamente tutti i giorni in area Covid a fare consulenze sui pazienti ricoverati che hanno sintomi di ansia, depressione o agitazione. Ci sono miglioramenti chiari, ma con persone in cura che continuano ad aver bisogno di aiuto”.
Perché questo crollo dei ricoveri?
“Almeno alle nostre latitudini il Covid sembra essere stagionale e quindi beneficiamo di periodi in cui possiamo avere una migliore ventilazione e passiamo più tempo in ambienti all’aperto. In altri paesi, come gli Stati Uniti, questo è attenuato perché c’è un uso estremo dell’aria condizionata”.
L’estate però ancora non è arrivata. Siete un po’ sorpresi di progressi tanto importanti?
“Non troppo. Perché l’altro fattore determinante è stato che quasi tutti gli over 80 sono stati vaccinati: parliamo delle persone che più di frequente finivano in ospedale. E poi vediamo a scoppio ritardato i risultati di rigide misure adottate, che finalmente hanno prodotto dei risultati”.
Che estate sarà?
“Avremo il piacere di gustarci le nostre libertà, magari non complete, ma sicuramente gradevoli e gradite. Lo faremo con un po’ più di consapevolezza. Non sarà necessariamente un male: ciò che è accaduto l’anno scorso è limpido nelle nostre menti e non ci saranno quelle imprudenze”.
Cosa è successo nella testa delle persone?
“La società ha risentito moltissimo del Covid. Non sempre c’è stata chiarezza: abbiamo tanti diritti importanti che riteniamo di dover proteggere, a partire da quello alla vita, poi la salute, il lavoro, l’istruzione e così via. Diversi gruppi si sono sentiti comprensibilmente di tutelare l’uno o l’altro aspetto, andando però a creare confusione in alcune persone che hanno sviluppato irritabilità, tensione, smarrimento e risentimento, pensando che qualcuno fosse contro i loro interessi, che volesse limitare la loro libertà. Questo qualcuno c’è ed è il virus, non il politico di turno. Lui è il nostro nemico, non le misure necessarie per difenderci. Molti, comunque, hanno pienamente compreso la necessità di queste restrizioni e, pur con sacrifici enormi, le hanno accettate. Certamente c’è anche chi si è ammalato per gli effetti collaterali di questa sciagura. Ad esempio, c’è chi ha sviluppato sintomi depressivi, quando ha visto andare in fumo i risultati di anni di lavoro o si è trovato davanti a un futuro così incerto. Oppure possiamo pensare all’ansia, amarezza e depressione degli studenti o dei genitori. Molti degli effetti indiretti della malattia sono da attribuirsi alle ‘medicine’ che abbiamo dovuto usare per combattere il Covid, come il lockdown. Tutte queste misure, tuttavia, non volevano privarci dei nostri diritti, ma tutelare la vita, soprattutto quella dei più deboli”.
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Quanto è aumentato il vostro lavoro?
“Partivamo già da un quadro difficile. Prima del Covid la depressione era la prima causa di disabilità fra le malattie mediche. Stesso discorso per i disturbi d’ansia, presenti almeno una volta nella vita in almeno una persona su quattro. Il numero delle già numerose visite alle Scotte è aumentato del 50%. Poi ci sono le persone con sintomi più leggeri che non arrivano in Psichiatria, ma si soffrono senza curarsi”.
Altre patologie?
“Un sintomo molto significativo, il primo sentore dello stress, è stata l’insonnia. Abbiamo registrato la presenza, in moltissime persone, di insonnia iniziale, ovvero difficoltà a prendere sonno, ma ancora più frequentemente abbiamo visto persone con insonnia centrale, quella di chi si sveglia nel mezzo della notte, o insonnia terminale, quella di chi si sveglia al mattino prestissimo, alle 3 o alle 4, e non riesce più a riaddormentarsi, nonostante lo desideri. Molte persone hanno sviluppato anche difetti di concentrazione e di attenzione, effetti a medio e a lungo termine di una condizione di stress che dura da tanto”.
Chi è stato più colpito?
“E’ esplosa una bomba ad ampia profondità che ha colpito un po’ tutti, facendo più male a chi era maggiormente fragile. Le persone che già prima erano sole ora lo sono ancora di più, come gli anziani, che non hanno potuto ricevere visite o chiedere un supporto come erano abituati a fare. Ma abbiamo avuto in cura persone di tutte le età, che non avremmo mai visto senza il Covid e che invece hanno sviluppato quadri clinici conclamati di depressione, disturbi di panico o ansia”.
Come ne usciamo?
“La soluzione è recuperare piano piano e con prudenza tutto ciò che abbiamo perso. Ricominciamo a uscire, a passeggiare, e a fare le cose che facevamo prima”.
E chi ha avuto il Coronavirus?
“In molti casi ci sono sintomi, anche nel lungo termine, sovrapponibili alla depressione, soprattutto con riduzione dell’energia, stanchezza, difficoltà a concentrarsi e disturbi dell’umore. Succede in numerose persone che stiamo seguendo, con sintomi fisici ma anche mentali, pienamente coincidenti con la depressione”.
Con quale frequenza?
“Almeno il 15, 20% di chi ha contratto il Coronavirus manifesta sintomi inerenti alla salute mentale”.
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