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L'emergenza sanitaria ha aumentato i casi di violenza domestica sulle donne, dopo il via libera si sono moltiplicate le denunce

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Durante il lockdown non per tutti le mura di domestiche sono state il porto sicuro che l'appello. “State a casa” sembrava indicare. “Durante la quarantena - spiega Anna Maria Rallo, presidentessa dell’associazione Donna Chiama Donna di Siena -  c’è stata un’interruzione delle denunce da parte delle donne che subiscono violenza. Stando sempre in casa, e avendo l’uomo a pochi metri, alzare il telefono era impossibile. Appena c’è stato il via libera, sono esplose le segnalazioni, abbiamo fatto molti interventi: in tutta la provincia e da circa un mese abbiamo almeno 3 colloqui a settimana. Ci sono state anche un paio di emergenze, con donne trasferite in luoghi sicuri”.

 

 

Una vera e propria piaga sociale che ha trovato terreno fertile nel domicilio forzato. “Il lockdown ha obbligato la convivenza e certe dinamiche sono state più intense – continua Anna Maria Rallo – Alcune donne sono state costrette a vivere con persone con cui avevano rapporti malati e violenti”. Per fortuna, la tecnologia viene in aiuto: “Rispetto al passato, le donne sono molto più incoraggiate e i centri anti-violenza più pubblicizzati. Ognuno ha la sua pagina Facebook e i suoi canali social, i contatti si trovano ovunque".