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Alex Zanardi, sull'incidente interrogati altri vigili urbani. La scorta? Solo un atto di cortesia

Claudio Coli
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Procedono senza sosta le indagini degli inquirenti sull’incidente che ha coinvolto Alex Zanardi sulla strada provinciale 146, tra Pienza e San Quirico d’Orcia, in provincia di Siena. Una strada in leggera discesa che apparentemente non presenta particolari insidie.  Nella giornata del 23 giugno i carabinieri della compagnia di Montepulciano, guidati dal comandante Roberto Vergato, hanno interrogato altre quattro persone informate dei fatti, alcuni vigili urbani dei comandi di Sinalunga e Torrita di Siena che accompagnarono con le loro pattuglie la staffetta di “Obiettivo Tricolore” nei tratti di competenza comunale.

L’esame dei militari si è concentrato nuovamente sulle modalità organizzative della manifestazione sportiva, per districare l’ingarbugliato caso che riguarda i permessi e le varie autorizzazioni. Appurato che non si trattava di una corsa ciclistica in piena regola che peraltro al momento non sono permesse per motivi di sicurezza legati al Coronavirus, quel che emerge è che gli agenti della polizia municipale avevano accordato la scorta agli atleti capitanati da Zanardi per una sorta di atto di cortesia, senza ricorrere ad una specifica ordinanza per la chiusura al traffico della strada. Circostanza chiarita anche dal sindaco di Pienza, Manolo Garosi, che non avrebbe mai ricevuto comunicazioni in merito a corse, ma sarebbe stato informato solo di un saluto istituzionale, come avvenuto negli altri Comuni attraversati dalla comitiva guidata dal campione paralimpico.  Gli investigatori cercano di capire quindi se, in ogni caso, le autorità abbiano preso o meno tutte le misure di sicurezza necessarie, pur tenendo conto che la carovana doveva rispettare il codice della strada. Potrebbe essere risultato fatale una sorta di “corto circuito” a livello comunicativo e logistico.

Altre persone informate dei fatti saranno interrogate nei prossimi giorni. Lunedì sono stati ascoltati il ciclista Marcello Bortolozzi che correva dietro a Zanardi, che è stato il primo a soccorrerlo, il comandante della municipale di Pienza, Silvia Baglioni, oltre all’assessore allo sport del Comune di Sinalunga, Rosa Cottone, e il comandante dei vigili urbani di Sinalunga e Chiusi, Fabrizio Giannini. Intanto l’indagine corre parallela per accertare in ogni suo dettaglio anche la dinamica del terribile incidente con l’autocarro guidato da Marco Ciacci, il 44enne di Castelnuovo Berardenga che risulta essere, ad ora, l’unico iscritto al registro degli indagati.

Il procuratore capo Salvatore Vitello ha annunciato infatti che in questi giorni sarà affidata a un consulente tecnico d’ufficio una perizia sulla handbike che dovrà fare luce su tutti gli aspetti tecnici del sinistro. Le varie testimonianze oculari insieme alla visione del video amatoriale di un giornalista freelance umbro agli atti del pubblico ministero confermano la dinamica fin qui ricostruita e negano che ci sia stata una distrazione fatale alla guida. Gli inquirenti lavorano quindi per appurare se dietro la perdita di controllo dell’handbike di Zanardi ci sia stato o meno un qualche errore umano, magari dovuto all’eccessiva velocità impressa al mezzo all’approssimarsi della curva maledetta, o un potenziale guasto meccanico. Secondo i rilievi delle forze dell’ordine, il campione paralimpico bolognese, arrivato all’ingresso della curva, che presentava una leggera discesa, si sarebbe spinto verso i 45-50 chilometri orari, tanto da ribaltarsi due volte prima di impattare contro il camion, che ha sterzato nel tentativo di evitarlo. L’incarico peritale fornirà inoltre ulteriori delucidazioni anche sulle caratteristiche della strada teatro del dramma, che, stando a quanto finora raccolto, non presentava dissesti.