
Monoclonali, stoccata di Rappuoli: "Ritardo colpa di altre regioni. Terza dose? Copertura molto più lunga"

La terza dose del vaccino anti Covid protegge anche contro le varianti e dà una copertura che è molto maggiore rispetto alle prime due dosi. A spiegarlo sono le basi stesse dell’immunologia. La copertura della terza dose potrebbe essere molto più lunga rispetto al ciclo primario, potremmo immaginarci un lasso temporale di uno o anche di due anni”. Il professor Rino Rappuoli è tornato a parlare di Covid e vaccini. Lo ha fatto nell’aula magna dell’Università di Siena in occasione del convegno, molto partecipato, organizzato dall’Ordine dei medici dal titolo “Covid e Long Covid: l’importanza della scienza e il ruolo dell’organizzazione”. Ancora Rappuoli: “Dopo la terza dose il tasso di copertura diviene molto più alto e non scende mai ai livelli precedenti. Cosa fare per convincere coloro che sono ancora scettici? Basta informarli. I vaccini sono degli amici, non dei nemici. Il problema è che fino ad ora essi sono presenti quasi esclusivamente nei Paesi sviluppati e sono molto carenti nei Paesi in via di sviluppo. Si sta generando un problema di ineguaglianza che il nostro mondo non è ancora riuscito a risolvere”.
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A margine dell’iniziativa il direttore scientifico e responsabile dell’attività di ricerca e sviluppo esterna di Gsk Vaccines di Siena ha parlato della ormai prossima apertura della campagna vaccinale (a partire dal 16 dicembre) anche ai bambini nella fascia 5-11 anni. Così ha risposto ad una domanda che gli è stata posta sull’argomento: “I vaccini sono ciò che ha permesso alle generazioni moderne di eliminare la mortalità infantile che si verificava in passato. Oggi quel tasso di mortalità è molto diminuito proprio perché ci sono i vaccini. Nel caso del Covid - ha spiegato - possiamo dire che i vaccini già da un anno vengono somministrati agli adulti, e tutti i vaccini sono sicuri”. Da direttore del Mad Lab di Toscana Life Sciences il professor Rino Rappuoli è tornato a parlare anche degli anticorpi monoclonali. E non ha taciuto quelle che sono state le difficoltà incontrate lungo il percorso: “Le fasi 2 e 3 della sperimentazione stanno procedendo molto lentamente – ha dichiarato. – Ciò avviene perché gli unici centri che funzionano bene sono quelli toscani, in questo territorio c’è stata una buona organizzazione e sono state reclutate persone per la sperimentazione. Altrove non è avvenuta la stessa cosa. Per questo motivo stiamo andando molto a rilento, ma per fortuna non siamo i soli a fare i monoclonali. I vaccini, ovviamente, sono importantissimi ma quando una persona si ammala è troppo tardi per vaccinarsi e allora servono i monoclonali. Per avere le pillole delle quali si sta parlando, invece, servirà più tempo”.
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In collegamento video è intervenuto al convegno anche il professor Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità e portavoce del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza epidemiologica dal Coronavirus: “Siamo in una fase – ha dichiarato – in cui c’è una crescita della circolazione del virus che sta caratterizzando tutta l’Europa, ma la crescita in Italia è un po’ più contenuta”. E sul Long Covid, vale a dire i disturbi e le manifestazioni cliniche che rimangono dopo avere contratto ed essere comunque guariti dal Coronavirus, ha aggiunto: “E’ ancora oggetto di studio. Dobbiamo essere attenti e preoccupati ma si sta creando una rete di medici che sta seguendo questo fenomeno”.
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