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Banca Mps, aumento di capitale: adesso tocca anche ai privati

Aldo Tani
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La questione Banca Mps è una matassa mai sbrogliata, ma nelle agende governative le priorità sono ben altre. Lo stesso vale per le autorità europee, impegnate su fronti diversi. Il Tesoro continua ad avere Rocca Salimbeni in portafoglio, Bruxelles non ha dato ancora indicazioni in merito ai tempi di uscita dal capitale e tanti sono i punti di domanda senza risposta. Alcuni potrebbero trovarla il 23 giugno quando sarà presentato il piano industriale. Appuntamento quanto mai atteso, sebbene sia il terzo nel giro di un anno e mezzo. Gli altri due non sono mai stati presi in considerazione, mentre questo, adesso che alla guida c’è Luigi Lovaglio, uomo di via XX settembre, promette di ridisegnare il prossimo quadriennio. L’istituto di credito, a questo proposito, ha voluto far sapere che “proseguono le interlocuzioni con la Bce e - per il tramite del Ministero dell’Economia e delle Finanze – con la Dg Comp, in merito ai contenuti del piano industriale 2022- 2026”.

Un prospetto che è stato al centro anche di un’interrogazione in commissione Finanze della Camera, dove a rispondere è stato Federico Freni. “Il lavoro del ministero sta progredendo in un costante dialogo con la Commissione in vista della presentazione del piano industriale aggiornato su cui la banca sta lavorando e che sarà a breve presentato al mercato”, ha affermato il sottosegretario all’Economia, che poi ha aggiunto: “Con la revisione del piano industriale Mps indicherà anche l'ammontare dell'aumento di capitale necessario a sostenere il piano stesso. L’aumento dovrà essere realizzato a condizioni di mercato e vedere il coinvolgimento anche degli azionisti terzi, per ottenere la necessaria autorizzazione della Commissione europea alla sottoscrizione da parte del ministero”.

Come evidenziato da Freni, una parte spetterà ai privati. Gli stessi che, una volta andato a segno l’intervento di Lovaglio, saranno chiamati a farsi avanti per sostituire lo Stato nel capitale. Uno degli indiziali principali potrebbe essere ancora Unicredit, nonostante la trattativa fallita nello scorso autunno. Riapertura che però è stata esclusa dall’ad di piazza Gae Aulenti. “La trattativa è chiusa, sono dispiaciuto ma è chiusa”, ha detto Andrea Orcel, a margine dell’assemblea annuale della Banca d’Italia. Scenari bancari che saranno uno dei motivi di fondo del 127° congresso di Fabi, in programma a Milano dal 13 al 15 giugno. Davanti ai principali esponenti del mondo creditizio, non si parlerà solo di aggregazioni, ma anche di piani industriali e rinnovi contrattuali, per un settore che dopo la pandemia è oggi alle prese con le oscillazioni dovute al conflitto in Ucraina.